45 milioni di euro per la dotazione iniziale del fondo per lo sviluppo di tecnologie AI, blockchain e IoT: cosa sta succedendo in Italia?
Ben 45 milioni di euro sono le risorse destinate alla dotazione iniziale del Fondo per lo sviluppo di tecnologie e applicazioni d’Intelligenza Artificiale (AI), dei sistemi basati su registri distribuiti (blockchain) e Internet of Things (IoT). Il fondo è previsto dal decreto attuativo firmato il 9 dicembre 2021 dal Mise e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze. Questo strumento ha l’obiettivo di promuovere la competitività del sistema imprenditoriale italiano con progetti di ricerca e innovazione legati al programma Transizione 4.0. In particolare, AI e blockchain sono due tematiche strategiche per lo sviluppo socio-economico che nei prossimi anni conquisterà i mercati.
Il panorama internazionale
La comunità internazionale e gli organi internazionali tra cui il G7, il G20, l’OCSE, la Commissione europea e le Nazioni Unite, già da anni portano avanti progetti, consultazioni pubbliche e proposte di regolamentazione che hanno come oggetto queste tecnologie. Nel 2019 l’OCSE ha adottato i cosiddetti Principi di Intelligenza artificiale, le prime regole internazionali concordate dai Governi per la gestione responsabile dell’intelligenza artificiale. E non solo, perché attraverso il Global Blockchain Policy Centre l’OCSE studia la blockchain identificando possibili approcci politici e normativi.
Nell’aprile 2021 la Commissione Europea ha creato una proposta di regolamento per l’AI, oggetto di dibattito delle riforme dell’Unione Europea come anche la problematica della regolamentazione sull’utilizzo delle blockchain. Inoltre, nel febbraio 2020 la Commissione per la comunicazione al Parlamento Europeo “Shaping Europe’s digital future” ha ribadito l’importanza della Blockchain inserendola fra le key action, con ampi piani di finanziamento di progetti pilota.
Il contesto italiano
Di pari passo con gli sviluppi internazionali, l’Italia aveva avviato nel 2018 un ambizioso progetto d’implementazione di una strategia nazionale sia per l’AI che per le blockchain. Il progetto è poi sfociato nella pubblicazione del Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale (IA) 2022-2024 del 24 novembre 2021; eppure, in materia di Blockchain è rimasto fermo alla consultazione pubblica conclusa il 20 luglio 2020.
Grande è però l’importanza delle due tematiche, anche per la centralità che rivestono sul piano politico, economico e sociale dei paesi, per l’elaborazione di strategie per la transizione al digitale.
La strategia nazionale sulla blockchain
Già nel 2018 si sono verificati due eventi di rilievo per la Blockchain in Italia, a partire dall’art. 8-ter del “decreto Semplificazioni 2019” (D.L n. 135/2018). Con quest’ultimo, infatti, è stata introdotta nel nostro ordinamento una disciplina delle tecnologie basate sulla blockchain e sugli smart contract. Queste disposizioni restano tuttora non applicate, poiché l’operatività venne subordinata all’emanazione da parte dell’Agenzia per l’Italia digitale degli standard tecnici che queste tecnologie avrebbero dovuto possedere: emanazione mai avvenuta.
Il secondo slancio di rilievo si è verificato quando, nel 2018, il Ministero dello Sviluppo Economico ha selezionato un gruppo di trenta esperti per fornire un quadro della situazione attuale e dei possibili sviluppi e ricadute socio-economiche derivanti da queste tecnologie. Il gruppo di esperti ha elaborato il documento “Proposte per una strategia italiana in materia di tecnologie basate su registri condivisi e Blockchain”, con le linee guida da seguire per definire il contesto della strategia nazionale.
Peraltro, nel documento si formulano delle raccomandazioni necessarie a favorire la diffusione della Blockchain, e si indicano le priorità su cui concentrare il sostegno finanziario, l’attività formativa e informativa, e lo sviluppo del quadro regolamentare, tenendo conto dei possibili scenari evolutivi di questa tecnologia.
Al fine di raccogliere osservazioni, suggerimenti o ulteriori elementi utili, il documento è stato quindi oggetto di consultazione pubblica dal 18 giugno al 20 luglio 2020. In modo che il Governo potesse poi redigere una strategia nazionale per Blockchain e registri distribuiti.
Blockchain, il ritardo
Ad oggi, purtroppo, non risulta che il Governo abbia divulgato materiali contenenti gli esiti della consultazione pubblica o la strategia nazionale in merito alla blockchain.
L’ampio ritardo non sembra essere giustificato da osteggiamento politico. Il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, allora presidente della Bce, rispondendo ad alcune domande nell’ambito dell’iniziativa #AskDraghi (Twitter, 13 febbraio 2018), ha affermato di essere “molto interessato” alla tecnologia blockchain, in quanto capace di efficientare alcuni processi. Inoltre ha aggiunto che questa “nuova promettente tecnologia probabilmente sosterrà l’economia e creerà molti benefici”. Ora, quindi, occorre solo concludere i lavori.
AI, la strategia nazionale
Gli esiti sono molto diversi, invece, per la definizione della strategia nazionale sull’AI. Infatti, pare che il governo stia riversando maggiore attenzione e risorse finanziarie su questa tematica. In seguito all’esito dell’ultima consultazione pubblica, conclusasi il 31 ottobre 2020, è arrivato il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale (IA) 2022-2024 frutto del lavoro congiunto del Ministero dell’Università e della Ricerca, del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale.
Questo documento è uscito dopo poco tempo dalla pubblicazione dell’AI watch, national strategies on artificial intelligence, analisi congiunta della Commissione Europea e dell’OECD, in cui si descrivono le strategie dei Paesi UE nel settore AI, che è uno di quelli a cui affidare la ripresa del vecchio continente. Dai dati emerge che, dei 28 Paesi analizzati, alcuni già da anni si sono dotati di documenti strategici, diversamente dall’Italia, Romania, Grecia, Irlanda, Croazia, Belgio e Austria, che ne sono o erano sprovvisti. Il Programma Strategico per l’AI è in linea con la Strategia Europea delineata nel “Coordinated Plan on Artificial Intelligence 2021”, e prevede 24 politiche da implementare nei prossimi tre anni per potenziare il sistema AI in Italia. Un’implementazione che sarà messa in atto attraverso la creazione e il potenziamento di competenze, ricerca, programmi di sviluppo e applicazioni di questa tecnologia.
Piani operativi
L’obiettivo di queste politiche, da finanziare con investimenti europei e nazionali, è di rafforzare la ricerca e incentivare il trasferimento tecnologico, per rendere il Paese un player internazionale sull’AI competitivo a livello globale. In questa prospettiva, il Programma Strategico per l’AI ha individuato le aree prioritarie e le politiche d’intervento con iniziative per i “talenti e competenze”, per cui sono previste azioni tese ad aumentare il numero di dottorati e attrarre in Italia i migliori ricercatori. E non basta, perché il Programma include politiche per promuovere corsi e carriere nelle materie STEM.
Decisive anche le politiche necessarie a rafforzare la struttura del sistema di ricerca italiano nell’AI, favorendo le collaborazioni tra il mondo accademico e della ricerca, l’industria, gli enti pubblici e la società. Questo avverrà incentivando la creazione di nuove cattedre di ricerca sull’AI, la promozione di progetti per stimolare il rientro in Italia di professionisti del settore, e finanziamenti di piattaforme per la condivisione di dati e software a livello nazionale.
L’ultima area di intervento riguarda le politiche finalizzate all’estensione dell’uso dell’AI nelle industrie e nella PA. Questo per supportare la “Transizione 4.0”, favorire la nascita e la crescita d’imprese innovative e supportarle nella sperimentazione dei prodotti del settore. Il tutto anche attraverso il rafforzamento dell’ecosistema GovTech in Italia. Quest’ultima misura, per esempio, prevede l’introduzione di bandi periodici per supportare le start-up che offrono soluzioni AI per risolvere i problemi critici del settore pubblico.
Da un punto di vista economico, l’intero programma di sviluppo della strategia dovrebbe essere finanziato dal budget pubblico con 888 milioni per i primi 5 anni, a cui saranno aggiunti altri 605 milioni provenienti da contributi privati.
Sfide da affrontare
Da notare che queste tecnologie lasciano ancora spazio a numerosi interrogativi. Al di là delle problematiche sulla protezione e il trattamento dei dati personali degli utilizzatori e la cyber security in generale dei sistemi basati sulla AI, ci sono due elementi cruciali con cui si dovrà confrontare il Programma Strategico nazionale.
La prima sfida è quella per la coerenza complessiva del nostro piano strategico con la proposta di regolamento per l’AI pubblicata il 21 aprile 2021 dalla Commissione europea. Da più parti si affermava che uno strumento basato su AI può considerarsi affidabile se connotato da legalità (rispettoso di leggi e regolamenti applicabili), etico (rispettoso dei principi e valori etici), robusto (in senso tecnico e dell’ambiente sociale).
La seconda problematica riguarda la responsabilità civile dei danni derivanti dall’utilizzo dell’AI, oltre che dai software. Una questione che s’interseca con il l’ampio contesto delle politiche verdi dell’Unione Europea. Un nuovo slancio a questi temi deriva dalla pubblicazione della consultazione pubblica conclusa il 10 gennaio 2022, rivolta a produttori, sviluppatori di software e altre imprese (soprattutto PMI).
In conclusione
E di queste tematiche dovrebbe tener conto il gruppo di lavoro che si sta occupando di implementare il Programma Strategico sulla AI in Italia. Il livello di digitalizzazione di un Paese rappresenta ormai un indice-chiave di valutazione del grado di sviluppo con cui i governi devono confrontarsi. Anche l’Italia si troverà davanti a un’opportunità senza precedenti per sviluppare tecnologie come l’AI e la Blockchain, grazie alle risorse del NextGenerationEU, il piano di ripresa dell’economia europea con finanziamenti, per il periodo 2021-2027, di oltre 2mila miliardi di euro.
Primo importante segnale in tal senso è sicuramente il fondo di 45 milioni di euro, stanziato come previsto dal decreto attuativo. Da apprezzare il fatto che il decreto riserva preliminarmente una quota di finanziamenti alle attività situate nel Sud Italia e nelle isole (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). Con la speranza che questo stanziamento possa fungere da apripista per il rilancio della strategia nazionale, anche nello sviluppo di un più ampio processo di transizione al digitale in Italia.